La sequenza di tiro

Tirare una freccia è un processo “molto complesso” che parte dal momento in cui si impugna un arco fino ai momenti successivi a quello del rilascio.

La sequenza di tiro è una prassi che prevede la scomposizione del processo di tiro in singole fasi (step). Quante sono queste fasi?

Confrontando diverse fonti, numero e caratteristiche delle singole fasi possono differire. Può dipendere dal diverso tipo di arco utilizzato o dall’esperienza dell’istruttore. Comunque, tutte sono di aiuto per scomporre ed analizzare il processo.

In questa pagina, in modo estremamente sintetico, ci limitiamo a proporre una tabella nella quale sono sequenziate le singole fasi in cui poter scomporre il gesto.

1° FASE:   POSIZIONAMENTO DEI PIEDI  Se siete in piano, una volta individuata la linea di tiro l’arciere si posiziona con i piedi. Possono essere paralleli o aperti a ventaglio e distanti quanto la larghezza delle spalle. Ovvio che nel bosco, in pendenza e su terreno accidentato le regole saltano.
La corretta posizione dei piedi ha lo scopo di dare stabilità ed equilibrio all’arciere nella fase di tiro. La conseguente posizione del corpo può essere chiusa o aperta. Ogni arciere deve trovare la sua perché la scelta dipende dalle caratteristiche del fisico dell’arciere e dalle proprie preferenze.
2° FASE:   L’INCOCCOIncoccare tenendo l’arco dritto, appoggiato ad una o alle due gambe. Se l’arco non ha un punto fisico di appoggio il suo equilibro deve essere garantito dai muscoli del braccio. Questo, invece, deve essere rilassato.
3° FASE:   IL POSIZIONAMENTO DELLA MANO DELL’ARCO  Mano rilassata per lasciare che le forze agiscano interamente sulla struttura ossea. Anche il polso deve essere rilassato. I segnali di una posizione corretta sono: pollice rilassato, nocche a 45° rispetto al riser, dita rilassate, polso rilassato dopo lo sgancio.
Appoggiare l’Eminenza Tenar sull’impugnatura dell’arco. Con la pre-trazione l’arco sta su e la mano che poggia è rilassata.
4° FASE:   LA MANO DELLO SGANCIO  Non è facile parlare di come posizionare le dita sulla corda. Dipende dalla presa (mediterranea, under nock o altre), dal fatto che usiate guantino o tab, etc.
In generale, sulle tre dita interessate (indice, medio e anulare) la corda dovrebbe posizionarsi sulle falangi intermedie. Il motivo è che, oltre ad evitare possibili epicondiliti, la mano può essere più rilassata e non trasmette eccessive tensioni nella fase di rilascio.
La mano deve essere rilassata.
Ovviamente, anche pollice e mignolo devono essere rilassati,
5° FASE:   POSTURA, LA POSIZIONE DELLA TESTA, DELLE SPALLE, DELL’ADDOME E DEL BACINO  Durante la fase dell’incocco è facile perdere l’allineamento del corpo. Bisogna controllare la posizione della testa. Si parte con la testa verticale, sguardo dritto, mento parallelo al terreno e si acquisisce il bersaglio ruotando la testa su un asse immaginario verticale. Mantenere posizione di mani e piedi. Il corpo eretto è stabile. Si può portare in avanti il bacino e contrarre gli addominali per sollevare l’arco mantenendo stabile la posizione del corpo. Peso bilanciato sulle gambe che devono essere dritte ma con le ginocchia sbloccate. Le spalle devono stare indietro e abbassate.
6° FASE:   IL SOLLEVAMENTO  Si solleva l’arco con le braccia cercando di mantenere l’allineamento col bersaglio e le linee di forza (linea freccia, mano, polso, braccio, gomito).
La spalla dell’arco è bene che sia già abbassata per evitare di farlo durante o dopo la trazione. Anche il braccio deve essere disteso e ruotato correttamente prima che la corda venga trazionata.
7° FASE:   LA TRAZIONEOra la pre-trazione ci consente di “entrare nell’arco” e bloccare la spalla dell’arco portata in basso. Se visto dall’alto dobbiamo disegnare un triangolo. Con un unico movimento si entra dentro l’arco e per farlo bisogna ruotare le spalle.
8° FASE:   L’ANCORAGGIO  È la posizione di massimo allungo con dita sull’angolo della bocca e l’allineamento tra freccia, polso e gomito. La mano dell’arco sarà in posizione con tensione del tricipite fino al punto di ancoraggio. Arrivateci con gradualità.
La spalla della mano della corda sarà anch’essa bassa e la scapola sarà posizionata in modo da agevolare la sua contrazione ed effettuare lo sgancio.
Nell’azione che si compie per raggiungere il punto di ancoraggio sul viso, si deve fermare la mano non appena raggiunto il punto. Non si deve allungare più del dovuto per poi tornare indietro e posizionarsi correttamente. È sbagliatissimo.
9° FASE:   TRASFERIMENTO E MANTENIMENTO  Nella posizione di massimo allungo (ancoraggio)  siamo pronti ad effettuare il trasferimento che consiste nel trasferire lo sforzo della trazione e sostentamento dell’arco ai muscoli della schiena. Il mantenimento serve a consolidare la posizione del tiro prima di passare alla fase della mira.
10° FASE:   LA MIRA  Scegliere la posizione in ragione della distanza. Dipende dalla tecnica di mira adottata. È la contrazione scapolare a innescare il rilascio. Si usano i romboidi.
11° FASE:   IL RILASCIO  Si contrae la scapola e si rilassano le dita tenendo presente che il rilascio con le dita è un gesto contro-intuitivo e, quindi, complesso.
12° FASE:   FOLLOW-THROUGH  (tradotto) “Seguire l’azione fino in fondo”. È la reazione del corpo dal momento che la freccia abbandona l’arco e dura due secondi circa. In questo breve lasso di tempo è fondamentale osservare (tra tutti) il comportamento dell’arco, del braccio (dell’arco) e del polso. Se i muscoli sono rilassati e la tensione è scaricata sullo scheletro, in quei due secondi l’arco inizia a muoversi in avanti, il braccio dell’arco inizia ad abbassarsi e il peso dell’arco trascina (verso il basso) il polso rilassato. Va considerato anche il movimento della mano della corda che si posiziona dietro il collo. Resterà in contatto con il viso seguendo la linea della mascella. Il gomito va indietro e verso il basso ma la mano non scende sotto la spalla.
13° FASE:   FEEDBACK  Alla fine del follow-throgh c’è l’autovalutazione.

Dopo aver elencato la nostra sequenza facciamo una piccola riflessione e chiediamoci: quali sono i fattori che rendono il tirare una freccia un qualcosa di “molto complesso”?

Sono tanti, anzi, tantissimi. E la difficoltà non è solo quella di conoscerli tutti ma bisogna comprendere la loro importanza.

Ricordiamoci che le conoscenze che ci portano al raggiungimento di un nostro equilibrio del sistema arco-arciere bisogna sempre metterle in discussione.

Bisogna accettare che quelle conoscenze, che oggi vengono date per scontate, possono essere smentite da sempre nuove conoscenze maturate nei più diversi ambiti scientifici e/o tecnici o, semplicemente, possono essere messe in dubbio da chi possiede una certa esperienza. Proviamo a capire con un esempio.

Gli istruttori suggeriscono, spesso, agli allievi di imparare a gestire la retroversione del bacino in fase di tiro (insieme ad altre azioni come respirazione e contrazione addominali). Gli stessi fisioterapisti, fino a tempi recenti, la suggerivano ad alcuni pazienti come attività terapeutica per specifiche situazioni. Invece, oggi, a seguito di  recenti studi, è stato dimostrato che tale gesto è potenzialmente dannoso per la colonna vertebrale e, soprattutto, per i dischi invertebrali. Se si adotta questa postura diventa necessario compensare con esercizi specifici.

Chi ha ragione: l’istruttore o il fisioterapista? E noi come dobbiamo comportarci?

Il miglior atteggiamento da suggerire è comportarsi sempre come chi vuole imparare e non come chi crede di sapere già tutto. Bisogna mantenere un atteggiamento di apertura verso tutte le indicazioni che possiamo ricevere da altri, documentarsi, confrontare, sperimentare ed essere umili.

espertiformatorisportivi.it – fasi del tiro

arcieriniche.it – I 12 passi della sequenza di tiro – ciclo KSL

arciericertaldesi – IlCicloDiTiroKSL.pdf

arcierielimi.it – tecnica-di-base

arcosportspigarelli.com – la tecnica di tiro